Montalbano

Anna Tropeano se n’era appena andata via che la porta della càmmara del commissario si spalancò battendo contro la parete e Catarella trasì a palla allazzata.

“La prossima volta che entri così, ti sparo. E tu lo sai che parlo sul serio” fece calmissimo Montalbano.

Catarella però era troppo eccitato per darsene pinsèro.

“Dottori, ci voleva dire che mi hanno acchiamato dalla Quistura di Montilusa. S’arricorda che le dissi di quel concorso d’informaticcia? Accomincia lunedì matino e io mi devo apprisintari. Come farete senza di mia al tilifono?”

“Sopravviveremo, Cataré.”

“A dottori dottori! Lei mi disse di non distrupparlo a mentre che parlava con la signora e io obbediente fui! Ma arrivò uno sdilluvio di tilifonate! Tutte le scrissi a sopra di questo pizzino.”

“Dammelo e vattene.”

Su una pagina di quaderno malamente strappata c’era scritto: “Ano tilifonato Vizzallo Guito Sera falle Losconte suo amicco Zito Rotonò Totano Ficuccio Cangialosi novamente di novo Sera falle di bolonia Cipollina Pinissi Cacomo”.

Montalbano cominciò a grattarsi in tutto il corpo. Doveva trattarsi di una misteriosa forma d’allergia, ma ogni volta ch’era costretto a leggere uno scritto di Catarella lo pigliava un prurito irresistibile. Con santa pazienza decrittò:

Vassallo, Guido Serravalle l’amante bolognese di Michela, Loconte che vendeva stoffe per tende, il suo amico Nicolò Zito, Rotondo il mobiliere, Todaro quello delle piante e giardini, Riguccio l’elettricista, Cangelosi che aveva invitado a cena Michela, di nuovo Serravalle. Cipollina, Pinissi e Cacomo, ammesso e non concesso che si chiamassero così, non sapeva chi fossero, ma era facile supporre che avessero telefonato perché amici o conoscenti della vittima.

La Voce del Violino, Andrea Camilleri.

In-tra-du-zí-vel.