Depois do semitrauma que foi The Dresden Files (cinco livros que li com um certo sacrifício, mas rapidamente), fiquei um tempinho (digamos umas oito horas) sem saber o que ler depois. Acabei dando um pulo na minha livraria pra gastar meu bônus de fim de ano e comprei L’Eleganza del Riccio, de Muriel Barbery (L’Élégance du Hérisson, no original em francês, ou A Elegância do Ouriço, em português), que alguém me sugeriu há algum tempo mas já não lembro quem foi. Felizmente não tinha a edição em língua original, que eu não teria sido capaz de destrinchar. Há trechos filosóficos, poéticos, rebuscadinhos, mas sempre interessantes. Os personagens são ótimos. E esse trecho aqui me deixou sorrindo de orelha a orelha. Não ouso traduzir; vão lá ler o livro em português. É o capítulo décimo-quinto. Os negritos são meus.
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Apro la busta e leggo questo breve messaggio, scritto sul retro di un biglietto da visita così patinato che l’inchiostro, trionfando invece su costernate carte assorbenti, si è sbavato leggermente sotto ogni lettera.
Madame Michel,
potrebbe, ricevere i pacchi della tintoria
questo pomeriggio?
Passerò a prenderli questa sera alla guardiola.
La ringrazio anticipatamente,
Firma scarabocchiata
Non mi aspettavo una simile ipocrisia nell’incipit. Mi lascio cadere sulla sedia più vicina per lo schock. Mi chiedo, tra l’altro, se non sono un po’ pazza. Quando capita a voi, vi fa lo stesso effetto?
Guardate:
Il gatto dorme.
La lettura di questa frase insignificante non ha risvegliato in voi nessun sentimento di dolore, nessun barlume di sofferenza? È legittimo.
Ora:
Il gatto, dorme.
Ripeto affinché non sussistano ambiguità:
Il gatto virgola dorme.
Il gatto, dorme.
Potrebbe, ricevere.
Da una parte abbiamo un uso prodigioso della virgola che, prendendosi delle libertà con la lingua, che di solito non l’ammette prima di una congiunzione coordinativa, ne esalta la forma:
Mi hanno rimproverato non poco, e per la guerra, e per la pace…
E dall’altra abbiamo le sbrodolature su carta velina di Sabine Pallières che trafigge la frase con una virgola divenuta pugnale.
Potrebbe, ricevere i pacchi dalla tintoria?
Se Sabine Pallières fosse stata una domestica portoghese nata sotto un fico di Faro, una portinaia recentemente emigrata da Puteaux, oppure una minorata mentale tollerata dalla sua caritatevole famiglia, avrei potuto perdonare di buon cuore questa colpevole trascuratezza. Ma Sabine Pallières è ricca. Sabine Pallières è la moglie di un pezzo grosso dell’industria bellica, Sabine Pallières è la madre di un cretino in montgomery verde bottiglia che, dopo due anni di preparazione per la Normale e dopo Scienze politiche, probabilmente andrà a diffondere la mediocrità delle sue ideucce in un gabinetto ministeriale di destra e, per di più, Sabine Pallières è figlia di una baldracca impellicciata che fa parte del comitato di lettura di una grandissima casa editrice ed è così bardata di gioielli che a volte mi aspetto che sprofondi.
Per tutti questi motivi Sabine Pallières non è scusabile. I favori della sorte hanno un prezzo. Per chi beneficia dell’indulgenza della vita, l’obbligo del rigore nella considerazione della bellezza non è negoziabile. La lingua, ricchezza dell’uomo, e i suoi usi, elaborazione della comunità sociale, sono opere sacre. Che con il tempo evolvano, si trasformino, si dimentichino e rinascano, che talora la loro trasgressione divenga fonte di una maggiore fecondità, non esclude affatto che prima di prendersi la libertà del gioco e del cambiamento occorra aver dichiarato loro piena sudditanza. Pertanto gli eletti della società, coloro che la sorte esclude da quelle servitù destinate al povero, hanno la duplice missione di adorare e rispettare lo splendore della lingua. In definitiva, che una Sabine Pallières usi la punteggiatura a sproposito è una bestemmia tanto più grave in quanto, al contempo, poeti meravigliosi nati in caravan puzzolenti o in baraccopoli nutrono per essa il santo rispetto che è dovuto alla Bellezza.
Ai ricchi il dovere del Bello. Altrimenti meritano di morire.
[…]
L’eleganza del riccio, de Muriel Barbery